
“Questa cantina distinta con medaglia
d’oro nel corso governativo 1885″
Il Castello e la Fattoria di Coiano, storica azienda agricola toscana
Le terre fertili sulle quali sorge il Castello e la Fattoria di Coiano erano note sin dal III secolo a.c. Prima apprezzate dalle popolazioni Etrusche e, successivamente, riscoperte dai Romani.
Con il passare del tempo, il Castello ha visto aumentare la sua notorietà, fino a diventare un importante punto di sosta e di ristoro. Sul finire del X secolo, a Coiano transitò Sigerico Arcivescovo di Canterbury, durante il suo viaggio di ritorno da Roma, percorrendo quella strada che prenderà il nome di via Francigena. È grazie all’importanza nevralgica della direttrice che, fin dall’epoca altomedievale, si sviluppò il castello di Coiano, poi trasformato in elegante villa-fattoria da nobili casate fiorentine che l’abitarono.
Già con lettera datata “Coiano, 30 gennaio 1383”, ritrovata in un palazzo dei Davanzati in Via Porta Rossa a Firenze, a firma del fattore Migliorato di ser Riccomanno, si confermava la bontà dell’olio e del vino qui prodotto: vino che “non è da famiglia”.
Il castello di Coiano appartenne alla famiglia Albizi e successivamente alla famiglia Pucci. Nell’anno 1603, Sibilla Pucci, figlia di Roberto (†1598), sposò Cosimo di Giovan Battista Venturi, portando in dote i cospicui beni situati a Coiano, oltre a una porzione dell’archivio paterno.
Le proprietà di Coiano rimasero ai Venturi fino al 1817. Quell’anno morì Ippolito Venturi, sposato con Marianna Testard e ultimo discendente di quel ramo. Così i beni passarono alla nipote Carolina Venturi, con l’obbligo della trasmissione del cognome. Costei nel 1801, andò in sposa al nobile lucchese Paolo Lodovico Garzoni. I coniugi ebbero due figlie, Chiara e Marianna Garzoni Venturi. La prima delle due, Chiara, rimasta presto vedova, si trovò ad amministrare il patrimonio familiare, composto dai beni di Carmignano e di Coiano, dove risiedette per tutta la sua vita.
Alla sua morte, avvenuta il 29 dicembre 1871, la proprietà della Villa fattoria di Coiano passò alla figlia Carlotta, sposata con il Conte Giulio Masetti.
La Contessa Carlotta, rimasta vedova molto giovane, si ritrovò ad amministrare l’attività produttiva di famiglia, alla quale si dedicò con spirito imprenditoriale encomiabile e una capacità gestionale fuori dal comune. Sono doti celebrate anche dal Dott. Vittorio Nazari, membro della prestigiosa Accademia dei Georgofili, che nel 1889 scrisse:
«Or chi consideri, che tutti cotesti miglioramenti si debbono principalmente all’opera sapiente e perseverante di una nobil donna [la Contessa Carlotta, n.d.r.] che non disdegna della sua condizione sociale, con la direzione e la sorveglianza delle più modeste cure campestri, troverà che ella porge in sé stessa un esempio che per fortuna d’Italia dovrebbe essere da molti imitato. A Cojano hanno da apprendere molto coloro i quali intendono di esercitare l’agricoltura secondo i dettami che la scienza e la buona pratica concordemente additano, e coloro altresì che, possedendo vasti tenimenti, non sanno ancora resistere alla eterna tendenza della razza latina, la urbimania, e che crederebbero di scadere della loro condizione occupandosi del miglioramento dei propri terreni».

Lo stesso Nazari fornisce una sintetica descrizione della tenuta padronale condotta dalla Contessa, costituita da un territorio di circa 1000 ettari. Questi erano utilizzati come vigneti, oliveti, produzione di cereali, piante foraggere e boschi cedui. La proprietà era suddivisa in 25 poderi condotti a mezzadria, oltre a uno esclusivamente coltivato a vigna per conto padronale. Ogni podere era dotato di una casa colonica e di una stalla. La villa era circondata da un vasto ed elegante giardino, oltre che da un ampio frutteto.
La produzione di olio si aggirava sui 150 quintali all’anno: la qualità era talmente pregiata da divenire rinomato presso le popolazioni vicine. Nazari informa che tale olio veniva utilizzato, all’epoca, per migliorare, attraverso mescolanze, i comuni olii d’oliva prodotti nei territori adiacenti.
I vitigni erano principalmente di Sangiovese e Canaiolo, oltre che di alcune varietà americane introdotte da poco. La produzione annua della sola parte padronale (quindi escluse le produzioni a uso e consumo dei mezzadri) raggiungeva i 2000 ettolitri.
Per favorire il processo produttivo, fu allestita una vasta cantina di cui è disponibile una precisa descrizione: è il frutto della relazione compilata dalla Commissione giudicatrice del Concorso promosso dal Ministero dell’Agricoltura. I risultati furono pubblicati sulla Gazzetta Ufficiale del Regno d’Italia:
CANTINA MASETTI DI COJANO (CASTELFIORENTINO)
La Cantina di Cojano, di proprietà della nobil donna signora contessa Masetti, è diretta dal signor Franz Prucha, a cui devesi la costruzione della parte nuova dell’edificio, la quale costituisce la cantina vera e propria. Il fabbricato si compone del tinaio, che conta qualche diecina di anni, e della cantina, che fu incominciata due anni or sono o poco più, nel luogo della vecchia che venne demolita, giacchè era insufficiente per la vinificazione delle uva che si raccolgono da 35 ettari di vigna (contenenti in 150000 viti) e dai poderi della fattoria […]
CONCLUSIONI
Considerando che tra le cantine della provincia di Firenze iscrittesi al concorso ministeriale del 31 dicembre 1884, quella che meglio di ogni altra riunisce tutte le condizioni desiderabili per una buona azienda vinicola, sia rispetto agli attrezzi e al vasellame, sia rispetto ai locali, è la cantina Masetti di Cojano (Castelfiorentino), la Commissione giudicatrice propone che sia conferito alla nobile donna signora contessa Carlotta Masetti il “primo premio”, che consiste in una medaglia d’oro con lire mille, e propone che sia assegnato al Direttore della cantina, signor Franz Rucha, una medaglia di bronzo con lire 200.
31 dicembre 1885
Il Presidente: F. Lawley
Rodolfo Schneiderff
Fausto Sestini, relatore
A seguito dell’importante riconoscimento nella cantina fu apposta la seguente iscrizione:
NEL CASTELLO DI COJANO
LA CONTESSA CARLOTTA VEDOVA DEL CONTE GIULIO MASETTI
LA UNITA PROPRIETA’ EREDITATA DALLA MADRE
MARCHESA CHIARA VENTURI SCHNEIDERFF
PER AMORE DEI SUOI FIGLI
RIDUSSE A MODELLO
COSTRUENDO FRA GLI ANNESSI QUESTA CANTINA
DISTINTA CON MEDAGLIA D’ORO
NEL CONCORSO GOVERNATIVO 1885
AMICI ED AMMIRATORI
IL SUO NOME VOLLERO SCOLPITO AD ESEMPIO
NEL 4 NOVEMBRE 1887
Nel 1921 la villa fu acquistata da Elia Volpi (Città di Castello, 1858 – Firenze, 1938), eclettico collezionista e mercante d’arte, a cui si deve anche la formazione della collezione di Palazzo Davanzati a Firenze.